Effetti THC: la Sostanza Psicoattiva della Cannabis
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Conosci gli effetti del THC, la sostanza psicoattiva della cannabis?
Un fenomeno che assume sempre maggiore risonanza è quello legato al consumo di Marijuana, sia in ambito ricreativo, ma soprattutto in quello terapeutico. Giorno dopo giorno, nuove ricerche confermano la veridicità degli esperimenti condotti finora sui principali principi attivi della cannabis (THC e CBD). La disinformazione però è sempre dietro l’angolo, perciò cerchiamo di sintetizzare quelli che sono i più comuni effetti della Marijuana e più nello specifico gli effetti del THC.
Questa presentazione del prodotto è stata realizzata con il plugin AAWP.
THC per divertirsi, CBD per curarsi
I “cannabinoidi” contenuti all’interno della Marijuana sono più di 85, ma i più noti e studiati sono il Tetraidrocannabinolo (THC) e soprattutto in ambito clinico, il Cannabidiolo (CBD). La principale differenza consiste nel fatto che il THC è il principio psicoattivo della Cannabis, quello che i consumatori goliardici e i cultori ricercano maggiormente a causa dell’effetto cerebrale o fisico che traggono da esso. Il CBD invece è un cannabinoide completamente innocuo, che anzi, si è rivelato piuttosto utile nel trattamento di determinate patologie cliniche.
Effetti del THC
Dopo questa doverosa premessa, passiamo agli effetti della sostanza psicoattiva quindi, che sono poi quelli più visibili nel manifestarsi e che assumono diverse sfaccettature a seconda del soggetto.
Il tetraidrocannabinolo influisce sulle funzionalità cerebrali agendo a livello del sistema nervoso centrale, comportando quindi una serie di alterazioni per esempio nello stato d’animo, o nel comportamento, o ancora nella percezione sensoriale oppure nelle funzioni cognitive.
Panico o Relax?
Il demone creato attorno il fenomeno “Marijuana” nel corso degli anni, ha generato non soltanto una massiva disinformazione, ma anche un generale senso di timore e paura verso la sostanza psicoattiva della pianta. Basta fare una veloce ricerca sulle campagne pubblicitarie sponsorizzate dal presidente Nixon per vedere quanto sia palese l’opera di demonizzazione per mascherare quelli che erano in realtà interessi prettamente economici ed egoistici. Tale demone, contribuisce nei soggetti particolarmente insicuri e facilmente suggestionabili, ad introdursi in uno stato coscienziale di panico, nervosismo, ansia e malessere generale. Le quantità assunte rappresentano un altro importante fattore che influisce sulle alterazioni negative del consumatore. Invece, un soggetto dall’animo già di per se più rilassato e sicuro di se, vivrà più piacevolmente gli effetti del THC, manifestando uno stato di benessere e relax generale, un appetito fuori dal comune, un aumento della sensibilità e della percezione sensoriale, soprattutto se ci si trova in luoghi particolarmente suggestivi e si è dei soggetti spiccatamente empatici. Anche in questo caso, le quantità influiscono in modo considerevole anche su soggetti emotivamente e mentalmente più predisposti. Un soggetto non abituato al consumo di Marijuana, sperimenterà effetti più importanti con modeste quantità, un consumatore più collaudato invece avrà bisogno di varietà più pregiate (in tutto il mondo si conducono ormai dei test scientifici all’avanguardia per creare ibridi genetici ottenuti dall’incrocio di diverse varietà al fine di ottenere una combinazione ibrida con maggiore percentuale di THC – mediamente dal 12% al 25% – e minore percentuale di CBD -mediamente dall’1% al 4%, e viceversa, dipendentemente dai fini a cui è destinata la coltivazione).
Sfasare uno dei tanti demoni della disinformazione
È importante cogliere quest’ultimo passaggio esposto per sfatare un’enorme bolla di disinformazione generata da chi sostiene che il consumo di Marijuana sia una tappa di passaggio verso il consumo di vere droghe, quali cocaina ed eroina. Tale affermazione, non ha alcun tipo di fondamento scientifico e viene decantata dagli oppositori in materia senza avere nemmeno un minimo di sostegno teorico. Come in molti altri contesti, tendiamo a demonizzare un prodotto, una sostanza, qualcosa, ma difficilmente attribuiamo a noi stessi la responsabilità per le scelte che compiamo. La Marijuana è a tutt’oggi il farmaco più sottoposto a test della storia. Non è mai stato documentato un singolo decesso per consumo di Marijuana. Ormai quasi tutti gli stati, non soltanto europei, hanno depenalizzato il consumo e il possesso di cannabis, ma in alcuni stati il tabù persiste e la disinformazione dilaga.
Stimolante o Soporifera?
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L’effetto che il THC assume sull’individuo, non è soltanto un fattore soggettivo, ma dipende anche dalla varietà di Marijuana che si assume. Alcuni varietà, regalano uno stato mentale particolarmente recettivo e ultra stimolato, altre offrono un rilassamento muscolare generalizzato e alleviano particolari sintomi fisici. Il THC si lega ai recettori delle cellule nervose, ma la reazione che scaturisce è molto diversa da quella innescata da altre sostanze, come morfina ed eroina. Quando sopraggiunge questa interazione tra THC e cervello, avviene il rilascio di dopamina. Il CDB invece è stato dimostrato esser totalmente innocuo e secondo una recente ricerca pubblicata su “US National Library of Medicine” consultabile qui, una somministrazione su 134 soggetti non ha manifestato nessuno degli effetti antagonisti del THC.
Quindi il CBD cosa fa?
Non avendo risvolti a livello psicoattivo, il CBD è stato studiato ampiamente da grandi case farmaceutiche e ricerche mediche, come quella condotta dalla GW Pharmaceuticals e pubblicata sul The Guardian per indagare sui possibili impieghi in ambito terapeutico, consultabile qui. Il CBD aiuta a contrastare gli effetti del THC proprio perchè è una sostanza antipsicotica. A differenza del THC inoltre, non provoca sonnolenza, anzi, stimola lo stato di veglia e non è raccomandato quindi per conciliare il sonno.
Sono tanti gli studi scientifici che da anni cercano di dimostrare l’effetto positivo che l’uso della Marijuana può portare per lenire alcune forme di dolore cronico, malattie o traumi del sistema nervoso. Ci sono anche i teorici che sostengono che la Marijuana farebbe bene anche per altre malattie, e alcuni sostengono che possa essere d’aiuto anche a chi soffre di gravi patologie come il morbo di Parkinson, epilessia o altre patologie importanti. Il CBD ha dimostrato di essere particolarmente efficace nel trattamento contro la schizofrenia, il disturbo d’ansia sociale e la depressione, oltre a contrastare molti altri sintomi psicotici. Le persone affette da questi disturbi riescono a migliorare la loro qualità di vita grazie alle proprietà terapeutiche di questo cannabinoide, senza però essere costrette a gestire anche gli effetti collaterali potenzialmente indotti dal THC
Questi studi hanno analizzato, dal punto di vista clinico, alcuni pazienti che hanno deciso di usare la Marijuana a fine ricreativo o come alternativa alla medicina tradizionale. I dati raccolti dalle osservazioni dimostrerebbero che la cannabis può aiutare ad alleviare il dolore neuropatico, che non si riesce a curare con altri farmaci, e a migliorare la spasticità derivante da patologie come la sclerosi multipla. La
Marijuana aiuterebbe anche i malati di cancro alleviando il senso di nausea in chi è sottoposto a chemioterapia e in generale permetterebbe di migliorare il senso di appetenza in tutti i malati.
In conclusione..
Ovviamente è ancora lontano l’uso di marijuana da affiancare ai canonici canali
di cura, anche se sta prendendo sempre più piede addirittura qui in Italia, ma di certo benefici o no, non bisogna mai abusarne così come non bisogna abusare di qualsiasi altra sostanza, dalle caramelle, al caffè, ai bicchieri di vino. Qualsiasi eccesso fa male per quanto benefico possa essere in piccoli quantitativi.
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