A Cosa Serve la Resistenza nelle Sigarette Elettroniche?
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A cosa serve la resistenza contenuta negli atomizzatori delle sigarette elettroniche?
Le sigarette elettroniche sono diventate famosissime negli ultimi anni e, come esplicato di recente dall’Istituto Superiore di Sanità nel Rapporto nazionale sul fumo 2016 elaborato dall’ Osservatorio fumo, alcol e droghe dell’ISS, i trend circa il loro consumo sono nuovamente in crescita, toccando punte del 4% tra gli italiani. Il mondo delle sigarette elettroniche si è quindi largamente ampliato negli ultimi anni anche grazie a chi cerca di smettere, tanto che si sente sempre più spesso parlare nello specifico di alcuni componenti che la contraddistinguono e ci si chiede appunto a cosa serve la resistenza.
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Sigaretta Elettronica: breve sintesi
Il dispositivo di per sé è molto semplice: è formato da un apice, dotato di beccuccio e in taluni modelli, di un bottoncino che favorisce l’aspirazione del vapore (nei modelli non provvisti di bottone basta inspirare con la bocca per rilasciare il vapore), una resistenza che riscalda il liquido e lo vaporizza, e una batteria, che consente l’attivazione della resistenza.
La resistenza, che è l’elemento più importante della sigaretta, è presente all’interno di un’area chiamata atomizzatore. Gli atomizzatori possono essere di due tipi: Tank e Clearomizzatore.
Questione di conduzione
Il Tank favorisce l’immersione del liquido nel serbatoio, e in seguito al riscaldamento per mezzo della resistenza, la vaporizzazione; il Clearomizzatore invece possiede delle cordicelle, di cui un’estremità immersa nel liquido e un’altra a contatto con la resistenza: la trasmissione del calore per conduzione dalla resistenza al liquido attraverso la cordicella, permette una vaporizzazione più efficiente e dal sapore più intenso, a discapito di un consumo maggiore di liquido.
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Le resistenze
In base alla quantità di energia (calcolata in Ohm) che trasmettono, le resistenze vengono anche classificate in Resistenze Alti Ohm e Resistenze Bassi Ohm; la differenza è molto semplice: quelle con alti Ohm (variabili in un range che va da 0.6 a 2) consentono consumi di energia limitati, in modo da favorire una maggiore durata della batteria; allo stesso modo, anche il liquido evaporato sarà inferiore, il che non comprometterà in ogni caso il gusto dell’aroma. Le resistenze con bassi Ohm (variabili, invece, in un range che va da 0.1 a 0.3) hanno la capacità di riscaldare in modo più efficiente il liquido, producendo di conseguenza più vapore, per creare una sensazione molto simile a quella che si prova quando si fuma una vera sigaretta; c’è tuttavia da sottolineare che questo tipo di resistenze consuma una quantità ben più elevata di energia, il che provoca un esaurimento più frequente della batteria.
Rigenerabili e non
Le resistenze possono inoltre essere rigenerabili, ovvero sostituite ogni qualvolta se ne presenti l’usura, o non rigenerabili, le quali richiedono la sostituzione dell’intero atomizzatore in caso di usura.
A cosa serve la resistenza quindi?
La caratteristica principale delle resistenze presenti nelle sigarette elettroniche è l’assenza di un processo di combustione, processo che non solo porta alla produzione di sostanze dannose per l’organismo umano, ma anche alla formazione di molecole aromatiche che possono alterare anche fortemente l’aroma inserito nel serbatoio. Tra le sostanze che vengono infatti prodotte dalla combustione, il monossido e diossido di carbonio (anidride carbonica) sono solo due degli esempi che è possibile fare.
Con la sigaretta elettronica, che invece usa una resistenza il cui scopo è riscaldare e vaporizzare il liquido, questo genere di problema non si presenta, in quanto non si da origine ad alcuna reazione di combustione. Ecco a cosa serve la resistenza quindi.
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1 Commento
Questo articolo è davvero molto interessante. Grazie per averlo condiviso!