Torino, disobbedienza civile alla prova del decreto sicurezza: arrestato l’esponente radicale Filippo Blengino per cannabis CBD

Un gesto dimostrativo per contestare le nuove norme sulla sicurezza si è trasformato in un caso giudiziario destinato a far discutere. A Torino, in piazza Foroni, l’esponente dei Radicali Filippo Blengino è stato arrestato con l’accusa di spaccio dopo aver allestito un tavolino con circa mezzo chilo di cannabis CBD, la canapa industriale priva di effetti psicotropi finita al centro del dibattito politico. L’episodio riaccende il confronto su limiti, proporzionalità e chiarezza delle regole che toccano la cosiddetta “cannabis light”.

Cosa è successo in piazza Foroni

Secondo quanto riportato da La Repubblica, Blengino ha organizzato un’azione di disobbedienza civile: un banchetto in strada con infiorescenze di canapa CBD esposte in modo trasparente, per contestare l’impianto delle nuove disposizioni varate dal governo in materia di sicurezza. La presenza di circa mezzo chilo di prodotto ha portato all’intervento delle forze dell’ordine e al suo arresto per presunto spaccio. La scelta di portare la contestazione in uno spazio pubblico e affollato, con un gesto plateale, aveva l’obiettivo di rendere visibile un conflitto normativo che, da anni, divide operatori del settore, giuristi e politica.

CBD: che cos’è e perché è al centro di una contesa

La cannabis CBD è un derivato della canapa a basso o nullo contenuto di THC, il componente responsabile degli effetti psicoattivi. Proprio per l’assenza di effetti stupefacenti, negli ultimi anni ha alimentato un mercato di prodotti “light” impiegati per uso ricreativo non ebbrezzante, benessere e cosmesi. Tuttavia, l’intreccio tra norme penali sugli stupefacenti, regolazione agricola della canapa industriale e provvedimenti amministrativi ha creato un quadro grigio, nel quale le interpretazioni possono variare e gli operatori si muovono spesso in incertezza.

Nel solco di questo contesto, le nuove misure del governo – inquadrate nel cosiddetto decreto sicurezza – avrebbero irrigidito controlli e sanzioni, riportando al centro la questione della circolazione e della vendita di prodotti a base di CBD. È un terreno complesso, in cui si incrociano esigenze di ordine pubblico, tutela della salute e libertà economiche, con il rischio di sovrapposizioni e conflitti tra norme di diverso livello.

La disobbedienza civile come strumento politico

La tradizione radicale ha spesso utilizzato la disobbedienza civile per mettere alla prova leggi ritenute ingiuste o contraddittorie, portando le questioni controverse davanti ai tribunali e all’opinione pubblica. Il gesto di Blengino si inserisce in questa linea: creare un caso emblematico per sollecitare un chiarimento, anche giudiziario, su ciò che è lecito e ciò che non lo è in materia di cannabis CBD. Al netto delle convinzioni personali, l’azione evidenzia una domanda di chiarezza normativa, indispensabile sia per chi fa attivismo sia per chi opera nel settore, dai coltivatori ai negozianti.

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Diritti, sicurezza e proporzionalità

Il punto sensibile è la proporzionalità delle risposte repressive di fronte a sostanze prive di effetti psicotropi. Se da un lato lo Stato ha il dovere di vigilare contro il traffico di stupefacenti, dall’altro i prodotti a base di CBD – quando conformi ai requisiti di legge – non rientrano nella stessa categoria della cannabis ad alto contenuto di THC. Senza un quadro chiaro e univoco, il rischio è una discrezionalità applicativa che può generare disparità di trattamento e contenziosi infiniti.

Le possibili ricadute del caso Blengino

L’arresto di un esponente politico in un contesto dichiaratamente dimostrativo sposta il confronto su due piani:

  • Sul piano giuridico, la vicenda potrà contribuire a delineare meglio la linea di confine tra legalità della canapa industriale e condotte penalmente rilevanti, alla luce delle ultime disposizioni.
  • Sul piano politico-sociale, riaccende il dibattito su come conciliare obiettivi di sicurezza e libertà civili, evitando che la stretta normativa colpisca indiscriminatamente pratiche non dannose o attività economiche legittime.

È importante ricordare la presunzione di innocenza: l’esito dell’inchiesta e l’eventuale giudizio chiariranno natura, finalità e rilevanza penale dei fatti contestati.

Perché la chiarezza normativa serve a tutti

Al di là del caso specifico, la filiera della canapa light chiede regole semplici, applicabili e coerenti con l’evidenza scientifica. Imprese, consumatori e forze dell’ordine hanno bisogno di criteri certi per distinguere i prodotti legali da quelli vietati, evitare zone d’ombra e ridurre il contenzioso. Una regolazione proporzionata, che separi con nettezza CBD e stupefacenti, favorirebbe un’applicazione uniforme delle norme e un confronto più sereno sui valori in gioco: salute pubblica, sicurezza, libertà individuali e sviluppo economico.

Conclusioni

L’arresto di Filippo Blengino a Torino non è solo un fatto di cronaca: è un banco di prova per il rapporto tra dissenso politico e risposta dello Stato, tra rigore delle regole e loro ragionevolezza. Mentre si attendono sviluppi investigativi e giudiziari, il caso invita a rimettere al centro la chiarezza normativa e la proporzionalità. Perché il confine tra ciò che è lecito e ciò che non lo è non dovrebbe mai essere lasciato all’ambiguità.

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