In Italia, un programma strutturato di screening del tumore al polmone con tomografia computerizzata a basse dosi (TCBD) potrebbe scongiurare più di 36.000 morti e, grazie a diagnosi significativamente più precoci, portare a un guadagno medio di sopravvivenza di circa 9,2 anni tra i pazienti individuati. È un risultato potenzialmente storico per la salute pubblica, ma perché diventi realtà servono organizzazione, criteri chiari e un forte legame con i percorsi di cessazione dal fumo.

Perché parlare oggi di screening polmonare

Il tumore del polmone è la principale causa di morte per cancro. Il motivo è spesso la diagnosi tardiva: molti casi vengono scoperti quando la malattia è già avanzata e più difficile da trattare. Lo screening con TC a basse dosi punta a invertire questa tendenza, identificando noduli sospetti quando sono ancora piccoli e potenzialmente curabili.

Cos’è la TC a basse dosi e come funziona

La TC a basse dosi è una scansione del torace rapida e indolore, effettuata con una quantità di radiazioni inferiore rispetto a una TC standard. Non richiede mezzo di contrasto e si esegue in pochi minuti. Lo scopo non è “vedere tutto”, ma rilevare precocemente noduli polmonari che meritano approfondimento o sorveglianza nel tempo.

Le prove scientifiche: riduzione della mortalità

Grandi studi internazionali hanno dimostrato che lo screening con TCBD nei soggetti ad alto rischio riduce le morti per tumore del polmone. Ricerche come NLST e NELSON hanno evidenziato cali significativi di mortalità, grazie a una marcata anticipazione diagnostica (stage shift). In pratica, aumentano le diagnosi in fase iniziale, quando le terapie possono essere più efficaci.

Il dato chiave per il contesto italiano è che un’implementazione su larga scala potrebbe evitare oltre 36.000 decessi e allungare la sopravvivenza media dopo diagnosi di quasi un decennio. Numeri di questa portata non si ottengono con singoli interventi, ma con programmi organizzati, protocolli condivisi e alta adesione della popolazione target.

A chi è rivolto lo screening

Lo screening non riguarda tutti, ma è pensato per chi ha un rischio elevato, prevalentemente legato al fumo di sigaretta. In genere, i criteri includono:

  • Età adulta (spesso tra 50 e 80 anni, con soglie variabili secondo i protocolli).
  • Storia di fumo importante, misurata in pacchetti-anno (ad esempio ≥20 pack-year).
  • Fumatori attivi o ex fumatori che hanno smesso negli ultimi anni.

I criteri possono differire tra Paesi e programmi regionali, e in alcuni casi si utilizzano calcolatori di rischio che combinano età, abitudini tabagiche e altri fattori (comorbidità, familiarità). L’invito è sempre quello di confrontarsi con il medico di famiglia o con i centri di screening per verificare l’idoneità.

Benefici concreti della diagnosi precoce

  • Maggiore probabilità di trattamenti curativi, inclusa la chirurgia mini-invasiva o la radioterapia mirata.
  • Riduzione del ricorso a terapie più aggressive o palliative tipiche delle fasi avanzate.
  • Miglior qualità di vita grazie a interventi tempestivi e protocolli di follow-up strutturati.

Anche dal punto di vista di sistema, lo screening ben organizzato può essere costo-efficace: la spesa iniziale per i controlli periodici viene compensata da minori costi per gestire malattie avanzate e complicanze, oltre che dal valore sociale di vite salvate.

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Rischi, limiti e come gestirli

Nessuno screening è privo di rischi. Nel caso della TCBD, i principali riguardano:

  • Falsi positivi: noduli che sembrano sospetti ma non sono tumori, con conseguenti controlli aggiuntivi.
  • Overdiagnosi: identificazione di lesioni che progredirebbero poco o per nulla, con il rischio di trattamenti non necessari.
  • Esposizione a radiazioni: è ridotta rispetto a una TC standard, ma esiste; per questo si eseguono solo esami davvero indicati e a intervalli appropriati.

Per minimizzare questi rischi, i programmi adottano protocolli di refertazione standardizzati (ad esempio sistemi simili a Lung-RADS), percorsi chiari per il follow-up dei noduli e team multidisciplinari (radiologi, pneumologi, oncologi, chirurghi toracici) in grado di decidere caso per caso.

Il nodo cruciale: integrare screening e stop al fumo

Lo screening non sostituisce la prevenzione primaria. L’abbandono del fumo rimane l’azione singola più efficace per ridurre il rischio di tumore del polmone (e molte altre patologie). I migliori programmi di TCBD offrono sistematicamente counseling e supporto alla cessazione: la combinazione di diagnosi precoce e stop al fumo massimizza i benefici per i singoli e per la popolazione.

Cosa serve per realizzare l’impatto in Italia

  • Programma nazionale coordinato: per garantire equità di accesso tra regioni e standard omogenei.
  • Inviti attivi e registri: identificare le persone eleggibili, invitarle e tracciare esiti e qualità del percorso.
  • Centri e tecnologie: scanner adeguati, protocolli a basse dosi, radiologi formati alla lettura dei noduli.
  • Percorsi diagnostico-terapeutici integrati: dalla prima TC alle eventuali biopsie, fino al trattamento in centri di riferimento.
  • Valutazione continua: audit, indicatori di qualità, aggiornamento criteri in base all’evidenza.

Il contesto europeo si sta muovendo nella direzione di includere lo screening polmonare tra le raccomandazioni per i gruppi ad alto rischio. Per l’Italia, la sfida è passare dai progetti pilota alla piena implementazione, capitalizzando l’esperienza maturata e garantendo sostenibilità nel lungo periodo.

Come informarsi e aderire

Se rientri in una categoria a rischio elevato, parla con il tuo medico di medicina generale per capire se nella tua regione è attivo un programma di screening o un progetto pilota. In caso di eleggibilità, ti verranno spiegati benefici e rischi, frequenza degli esami e cosa aspettarti in caso di riscontro di un nodulo. La procedura è veloce, non invasiva e non richiede preparazione particolare.

Attenzione: lo screening è efficace se eseguito nell’ambito di percorsi organizzati. Evita esami “opportunistici” non giustificati: oltre a esporre a radiazioni inutili, possono portare a ansia e controlli superflui.

Conclusioni

La TC a basse dosi per lo screening del tumore del polmone rappresenta una delle iniziative di sanità pubblica più promettenti dell’ultimo decennio. In Italia, il potenziale è enorme: prevenire oltre 36.000 decessi e guadagnare anni preziosi di vita per chi riceve una diagnosi. Trasformare questo potenziale in realtà richiede una regia nazionale, standard elevati, integrazione con i servizi per smettere di fumare e una corretta informazione ai cittadini. La strada è tracciata: ora serve accelerare, con prudenza e qualità.

Nota: queste informazioni hanno finalità divulgative e non sostituiscono il parere del medico. Per valutare l’idoneità allo screening e il percorso più adatto, confrontati con il tuo curante.