Individuare un tumore quando è ancora piccolo può fare la differenza tra un intervento mirato e un percorso terapeutico complesso. Nel caso del tumore del polmone, lo screening con TAC a bassa dose ha dimostrato di ridurre la mortalità nei soggetti ad alto rischio, perché consente di scoprire noduli precoci e spesso curabili. Eppure, la sua diffusione in Italia è ancora a macchia di leopardo, con progetti pilota e iniziative regionali in crescita.
Perché lo screening del polmone conta davvero
Il tumore del polmone resta tra le principali cause di morte per cancro. Il problema è che spesso dà sintomi quando la malattia è avanzata. Al contrario, la diagnosi in fase iniziale consente più opzioni di cura e migliori esiti. Studi internazionali (come NLST e NELSON) hanno evidenziato che lo screening con TAC a bassa dose può ridurre in modo significativo i decessi legati a questa patologia nelle popolazioni selezionate ad alto rischio.
In pratica: trovare un tumore al primo stadio aumenta le probabilità di guarigione e rende possibili interventi meno invasivi. Ecco perché i programmi di screening sono una strategia di salute pubblica da affiancare con forza alle campagne di cessazione dal fumo.
Che cos’è la TAC torace a bassa dose
La TAC a bassa dose (LDCT, Low-Dose Computed Tomography) è un esame radiologico rapido, indolore e senza mezzo di contrasto che utilizza una quantità di radiazioni molto inferiore rispetto a una TAC tradizionale. Dura pochi minuti e consente di rilevare noduli millimetrici non visibili alla radiografia standard del torace.
I risultati vengono classificati secondo sistemi condivisi (ad esempio Lung-RADS) per stabilire se il nodulo è probabilmente benigno o se necessita di controlli ravvicinati o ulteriori approfondimenti.
A chi è rivolto lo screening
Lo screening non è per tutti: è indicato per persone con un rischio più alto di sviluppare un tumore del polmone. Le principali raccomandazioni internazionali si concentrano su:
- Età indicativa tra 50 e 80 anni (i limiti possono variare secondo i protocolli nazionali o regionali).
- Storia di fumo significativa (ad esempio 20 o più pacchetti-anno) e status di fumatore attuale o ex fumatore che ha smesso da non oltre 15 anni.
- Assenza di condizioni cliniche che renderebbero inutile uno screening (per esempio, comorbilità gravi che non permetterebbero un eventuale trattamento).
In Europa, il Consiglio dell’UE ha incoraggiato la valutazione e l’implementazione di programmi organizzati per il polmone nei gruppi ad alto rischio. In Italia, sono attivi progetti pilota in diverse regioni; è consigliabile informarsi presso la propria ASL o il medico di famiglia per sapere se nella zona è disponibile un percorso strutturato.
Come funziona lo screening: passo dopo passo
- Valutazione del rischio: il medico di famiglia o un centro dedicato raccoglie storia di fumo, età, condizioni cliniche e fattori di rischio aggiuntivi (esposizioni professionali, familiarità).
- Appuntamento per la LDCT: esame senza preparazione particolare; è sufficiente rimanere immobili per pochi secondi durante l’acquisizione.
- Refertazione: il radiologo descrive eventuali noduli e ne valuta dimensioni e caratteristiche.
- Piano di follow-up: in base all’esito, si pianifica il richiamo (di solito annuale) o eventuali approfondimenti (TAC di controllo ravvicinata, PET, consulenza pneumologica o chirurgica).
- Supporto alla cessazione dal fumo: lo screening è un’occasione preziosa per ricevere aiuto concreto per smettere di fumare.
Con quale frequenza si fa
Nei candidati idonei, la cadenza più studiata è annuale. La frequenza può essere modulata dal team clinico in base ai risultati e al profilo individuale. Lo screening viene interrotto se la persona smette di rientrare nei criteri (per esempio ha smesso di fumare da oltre 15 anni) o se sopraggiungono condizioni che ne riducono l’utilità clinica.
Benefici e limiti: cosa aspettarsi davvero
I benefici documentati
- Riduzione della mortalità per tumore del polmone nei gruppi ad alto rischio.
- Diagnosi precoce di tumori più piccoli e potenzialmente curabili.
- Interventi meno invasivi e piani terapeutici più mirati.
I limiti da conoscere
- Falsi positivi: non tutti i noduli sono tumori; alcuni richiedono controlli ripetuti e possono generare ansia.
- Overdiagnosi: una quota di lesioni scoperte potrebbe non evolvere clinicamente, ma è difficile prevederlo caso per caso.
- Esposizione a basse dosi di radiazioni: il rischio è contenuto, ma non nullo; la valutazione rischio/beneficio è fondamentale.
La chiave è lo screening organizzato, con protocolli chiari, centri esperti e un percorso di comunicazione trasparente: così si massimizzano i vantaggi e si riducono gli effetti indesiderati.
Chi non dovrebbe fare lo screening
- Persone con basso rischio (non fumatori senza altri fattori rilevanti): i potenziali danni superano i benefici.
- Chi ha condizioni cliniche gravi che non permetterebbero trattamenti curativi.
- Chi ha effettuato recenti TAC di controllo per motivi clinici specifici: in questi casi decide lo specialista.
Domande frequenti
L’esame è doloroso? No: è rapido, non invasivo e non richiede iniezioni di contrasto.
Quanto è la dose di radiazioni? La LDCT utilizza dosi sensibilmente ridotte rispetto a una TAC standard, in genere dell’ordine di pochi millisievert, variabili a seconda dell’apparecchiatura e del protocollo.
Se il referto trova un nodulo, è sempre cancro? No. Molti noduli sono benigni. Nella maggior parte dei casi si programma un controllo a distanza per valutarne l’evoluzione.
Quanto costa? Dipende dal contesto. Nei progetti pilota può essere offerto gratuitamente; altrove il costo varia in base alla struttura. Informati presso la tua ASL o il tuo medico.
Smettere di fumare resta utile anche con lo screening? Assolutamente sì. La cessazione è la misura più potente per ridurre il rischio di ammalarsi e di recidive.
Come prepararsi alla decisione
- Parla con il tuo medico del tuo profilo di rischio e delle tue aspettative.
- Valuta pro e contro con un approccio di decisione condivisa.
- Prediligi centri dedicati con percorsi organizzati e competenze specifiche.
In sintesi
Lo screening del tumore del polmone con TAC a bassa dose, se offerto alle persone giuste e inserito in programmi organizzati, può salvare vite. Non sostituisce la prevenzione primaria (smettere di fumare prima di tutto), ma la completa: anticipa le diagnosi, rende i trattamenti più efficaci e migliora le prospettive. Valuta con il tuo medico se rientri nei criteri e informati sui percorsi attivi nella tua regione.





