Non Fumatore: Cosa Pensa di chi Fuma?
“Ho provato a fumare la prima sigaretta così per gioco e poi da anni mi ritrovo a fumarne almeno un pacchetto al giorno“. Questa è una delle risposte che mi sento dire appena chiedo a un fumatore perché abbia iniziato a fumare. Io non fumo. Sono un non fumatore convinto che non ha mai provato nemmeno ad accendere una sigaretta e che soprattutto non ne ha mai sentito l’esigenza. Quindi mi sono sempre chiesto quale sia quella ragione tanto profonda e fondamentale da portare una persona alla dipendenza di un qualcosa che sa essere nocivo per la sua salute.
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Forse sono un po’ troppo intollerante all’odore del fumo, ma il collega di lavoro che torna in ufficio dopo la pausa sigaretta più che un venditore di profumi per ambienti mi sembra un portacenere viaggiante. Allora mi dico che lui ormai sarà assuefatto da quell’odore e nemmeno lo sente più considerando che ogni volta si stupisce della mia espressione di disappunto.
E poi perché non essere dissuasi dai mille avvertimenti sulla nocività del fumo sulla salute? Lo so che, come dicono in molti, “di qualcosa si deve morire“, ma io voglio evitare di dare un aiuto così efficace.
Il fumatore ha mai pensato davvero che questa sua dipendenza è anche costosa? In questo periodo di crisi sarà sicuramente un luogo comune fare un pensiero di questo tipo, ma personalmente, con l’aumento dei prezzi delle sigarette aumenterebbe proporzionalmente la voglia di vedere il mio portafoglio più pieno.
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Quello che proprio non sono mai riuscito a capire è la convinzione di chi crede che l’atto di fumare sia seducente o che comunque possa attirare a sé gli sguardi degli altri. Sicuramente un non fumatore si allontana per non sentire l’odore del fumo, al massimo guarderà il fumatore da lontano continuando instancabilmente a chiedersi perché quel cilindretto è così irresistibile per lui.
Tuttavia non è solo una questione di cattivo odore sui vestiti o di dispendio economico. Quello che mi ha sempre tenuto lontano dal fumo è il fatto di essere consapevole di dipendere da qualcosa. Non ho mai voluto auto impormi una sorta di trappola. Se i miei amici fumatori sanno che è molto più difficile smettere di fumare piuttosto che iniziare, allora mi fido e tengo a bada la mia curiosità. Sempre ammesso che riuscissi a non tossire per almeno mezz’ora di seguito dopo il primo tiro e iniziassi a prenderci gusto, l’ultima frase che vorrei dire sarebbe “posso smettere quando voglio“. Avrei sottoscritto la mia dipendenza.
Quindi lo ammetto, sono stato proprio contento quando è entrato in vigore nel gennaio 2005 il regolamento per il divieto di fumo nei luoghi pubblici al chiuso. Non ho più dovuto sopportare quella fitta nebbia nei locali che mi faceva bruciare gli occhi. Così ho pensato: “qualche fumatore rinuncerà a questo vizio per evitare di andare a fumare fuori in quelle sere gelide d’inverno dove ti fanno compagnia i pinguini” No, niente da fare. I pinguini sono diventati i loro migliori amici. Nonostante questo regolamento, credo sia difficile conciliare le opposte esigenze di fumatori e non fumatori nei luoghi pubblici all’aperto. E’ giusto che sia io a dover essere involontariamente un fumatore passivo?
Infine, per un non fumatore le sigarette elettroniche rimangono ancora incomprensibili perché sempre di sigarette si tratta. E’ vero che vengono vendute come alternativa al tabacco data l’assenza dei componenti cancerogeni presenti nel fumo tradizionale ed hanno il vantaggio di non produrre cenere e di non emanare cattivo odore tant’è che possono essere usate anche dove la legge attuale impedisce di fumare (anche se Trenitalia, Alitalia e alcuni luoghi pubblici hanno imposto delle restrizioni), ma la mia idea è sempre la stessa: si continua ad essere dipendenti da qualcosa.
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