Cosa cambia con il decreto di Trump
Il presidente Donald Trump ha firmato un decreto presidenziale che avvia la riclassificazione della cannabis dalla Tabella I alla Tabella III delle sostanze controllate negli Stati Uniti. Questo significa che la marijuana non sarà più equiparata a droghe come eroina e LSD, ma verrà affiancata a sostanze come ketamina e alcuni steroidi anabolizzanti, considerate meno pericolose.
La riclassificazione non legalizza la cannabis per uso ricreativo a livello federale, ma apre nuove possibilità per ricerca scientifica, uso medico e alleggerimento della pressione fiscale sull’industria della cannabis.
Impatti su ricerca, tasse e industria
Con il passaggio alla Tabella III, si prevede:
Maggiori margini per studi clinici e ricerca sui potenziali benefici e rischi della cannabis.
Un alleggerimento del regime fiscale federale che oggi penalizza fortemente le imprese del settore, rendendo più sostenibili le attività legali degli operatori.
Trump ha dichiarato di aver ricevuto molte richieste da parte di pazienti e famiglie, sottolineando che la misura potrebbe aiutare persone che “soffrono molto”.
Il quadro negli Stati Uniti: Stati avanti rispetto al governo federale
Attualmente la cannabis medica è legale in 40 Stati e a Washington D.C., e molti hanno già legalizzato anche l’uso ricreativo. Nonostante ciò, la legge federale rimane più rigida e può ancora esporre cittadini e imprese a procedimenti penali.
I sondaggi Gallup indicano che il sostegno alla legalizzazione è salito dal 36% nel 2005 al 64% nel 2025, anche se in leggero calo negli ultimi anni, soprattutto tra gli elettori repubblicani.
CBD e anziani: previsto un programma pilota con Medicare
Il decreto di Trump include anche un capitolo dedicato al CBD legale derivato dalla canapa.
Previsto:
Un programma pilota nell’ambito di Medicare che consentirà agli anziani di accedere gratuitamente al CBD legale su prescrizione o raccomandazione medica.
Un ampliamento delle possibilità di ricerca sul CBD, i cui benefici sono ancora oggetto di dibattito tra gli esperti.
Secondo il Dipartimento della Salute statunitense, circa 30.000 operatori sanitari sono autorizzati a raccomandare cannabis medica a oltre sei milioni di pazienti per almeno 15 diverse condizioni.
Le critiche dei repubblicani e le contraddizioni sulla politica antidroga
La mossa di Trump è osteggiata da oltre 20 senatori repubblicani che chiedono di mantenere la cannabis in Tabella I. Il gruppo, guidato dal senatore della Carolina del Nord Ted Budd, sostiene che:
La cannabis resti pericolosa per salute fisica e mentale.
La riclassificazione possa peggiorare sicurezza stradale e sul lavoro.
Il cambiamento favorirebbe “attori ostili” come la Cina nel mercato della cannabis.
Allo stesso tempo, Trump ha fatto della lotta alle droghe pesanti – in particolare il fentanyl – una priorità del suo secondo mandato, arrivando a ordinare attacchi contro imbarcazioni sospettate di trasportare stupefacenti e a definire il fentanyl una vera e propria “arma di distruzione di massa”.
Jack Riley, ex vice capo della DEA, ha definito “contraddittorio” il mix tra linea durissima contro fentanyl e cocaina e l’allentamento sul fronte cannabis.
Tempistiche e prossimi passi
In condizioni normali, una riclassificazione richiederebbe una lunga procedura amministrativa con consultazioni pubbliche e migliaia di osservazioni da parte di cittadini e istituzioni. La DEA era ancora in fase di revisione quando Trump si è insediato; il nuovo decreto dovrebbe accelerare il processo, anche se i tempi concreti restano incerti.
Se la riclassificazione arriverà al traguardo, segnerà uno dei più grandi cambiamenti nella politica federale sulla cannabis degli ultimi decenni, con effetti potenzialmente enormi su ricerca medica, industria e dibattito politico negli Stati Uniti.




