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Marijuana di Oggi: più Potente di Quella di Ieri?

Marijuana di Oggi: più Potente di Quella di Ieri?

La Marijuana di Oggi è più potente di quella del Passato?

L’erba proibita incriminata per decenni sta avendo la sua rivalsa. L’immagine dello spinello dei figli dei fiori è superata. Il modo di consumare marijuana è cambiato, non più confinato alla così detta “canna“. La marijuana di oggi è inevitabilmente cambiata di pari passo con la società.

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L’immagine stessa della cannabis è cambiata. Da “droga del demonio” nel pieno del proibizionismo, a droga leggera, fino ad arrivare ai giorni nostri ad esser considerata anche come medicina. Ad oggi l’uso ricreativo è sempre più diffuso grazie anche ai molti stati che ormai ne hanno liberalizzato il consumo, ma la vera esplosione è stata proprio in ambito terapeutico.

L’esperienza dei coltivatori

In alcuni stati come la California, la legalizzazione della marijuana per fini terapeutici è storia vecchia di circa 10 anni. Ma la liberalizzazione all’uso ricreativo ha aperto le strade di un business importante che in un brevissimo arco temporale ha generato flussi economici leciti enormi, cacciando una fetta straordinaria di guadagno al mercato nero, avviando così un meccanismo di miglioramento del prodotto attraverso nuove conoscenze e tecnologie ma soprattutto grazie all’esperienza decennale maturata nel settore da coltivatori che hanno impiegato le loro abilità per espandere enormemente le varietà genetiche di tutto il mondo.

Dagli Hippies alle nuove tecniche di ibridazione

La marijuana di oggi non è affatto come quella che consumavano gli hippies degli anni 70′. Ma non a causa di tossine o effetti demoniaci come vogliono sostenere alcuni programmi televisivi di disinformazione. Ma semplicemente come tutte le altre piante, anche la pianta femmina della marijuana viene fecondata dal polline di una pianta maschio. È un fenomeno naturale, l’intervento dell’uomo consiste nel mettere a contatto varietà diverse sperimentando effetti diversi. Le ibridazioni di specie diverse di marijuana hanno dato vita a interi ceppi genetici che a loro volta hanno ispirato i coltivatori a realizzare varietà sempre più in linea con le esigenze dei consumatori, incrociando linee genetiche geograficamente anche molto distanti tra di loro. Non tutte le ibridazioni ottengono successo commerciale, ma solo quelle più pregiate. È possibile ibridare varietà di Cannabis incrociando:

Incrociando due varietà di Sativa si otterrà una Sativa con nuove caratteristiche. Così come l’ibridazione di due varietà di indica. Si possono incrociare anche varietà di Indica e di Sativa intervenendo anche sulle percentuali dell’una rispetto l’altra. Negli ultimi anni stanno prendendo sempre piu’ piede una particolare tipologia nata dall’incrocio di un terzo ceppo di Marijuana.

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La Ruderalis e l’inizio delle ibridazioni

Si chiama Ruderalis, una varietà di Cannabis classificata per la prima volta nel 1924 nelle fredde regioni della Russia. Questa varietà è nota per la sua rapida crescita nonostante le poche ore di luce e la sua alta resistenza a climi ostili. È povera però di principi attivi. Perciò l’ibridazione di Ruderalis con varietà di Indica o Sativa ha generato le così dette “autofiorenti“, ibridi che si sviluppano in poco tempo e contengono percentuali di principi attivi preponderanti della varietà ibridata.

È facile immaginare come l’ibridazione di varietà già ibridate abbia generato un numero elevatissimo di strains. Ibridazioni studiate e ben progettate, associate a tecniche di coltivazione all’avanguardia danno vita a innesti unici che si differenziano per una o l’altra caratteristica.

La marijuana di oggi e i nuovi strain

In alcune varietà spiccano particolarmente gli aromi originali a discapito di quantitativi più abbondanti di principi attivi, come nel caso per esempio della Strawberry Kush che regala una forte fragranza di fragole, sia all’olfatto che al gusto, rilasciando un quantitativo di principio attivo moderato. Altre varietà si contraddistinguono più per i loro quantitativi abbondanti di principi attivi, ma in molti casi i coltivatori prediligono generare varietà che soddisfano la clientela sia sotto il profilo del palato che dell’effetto. È il caso per esempio della Super Lemon Haze, vincitrice del Cannabis Cup del 2007. È una varietà potente con alte percentuali di THC (22% – 24%) e un gusto di limone forte e deciso, apprezzatissima dai consumatori per l’ottimo connubio di aroma ed effetti che riesce a produrre.

La maggior parte delle varietà commerciali si attesta normalmente su quantitativi medi del 15% di THC e percentuali molto più basse di CBD, ma con la recente esplosione in campo terapeutico molti coltivatori hanno iniziato a prediligere produzioni con alti livelli di CBD a discapito di THC. Grazie alle nuove tecniche di estrazione è anche possibile ottenere oli e concentrati con quantitativi di principi attivi molto, molto alti ma che hanno naturalmente dei costi decisamente elevati.

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