Sigarette Prezzi in Rincaro: il 75% tra IVA e Accise
Prezzi sigarette: più del 75% tra IVA e accise
Sono quasi 11 milioni i fumatori in Italia al di sopra dei 15 anni, costituendo il 21% della popolazione. Nonostante la domanda sia diminuita in questi ultimi cinque anni, il prezzo delle sigarette non è diminuito affatto, anzi, continua a salire. Si stima che dall’ingresso dell’Euro, sono stati i settori degli alcoolici e dei tabacchi quelli più penalizzati, arrivando dal 2002 al 2012 a un aumento del 63,7%. Ulteriori aumenti sono previsti per i prossimi due anni.Tutti questi numeri vanno visti osservando quanto lo Stato guadagni dalla vendita dei tabacchi e quanto questo influisca sui prezzi delle sigarette. Quello che è considerato un vizio contribuisce a coprire almeno in parte le spese statali e per quanto possa essere considerata una pessima abitudine sociale, allo Stato garantisce un’entrata della quale non potrebbe fare a meno. Ma come si arriva al prezzo finale delle sigarette?
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Il prezzo di ogni pacchetto acquistato è gravato da più componenti che ne determinano il costo finale, a partire dal 21% dell’IVA, passando attraverso l’accisa che varia a seconda che si parli di sigarette, sigari o trinciati per pipa, per finire con il dazio che si applica solo nel caso in cui i manufatti provengano da paesi non appartenenti alla comunità europea.
Dunque il prezzo finale di vendita al pubblico è il risultato della somma di più fattori e si compone di una buona parte da
- accise, le quali superano la metà del costo stesso;
- IVA applicata;
- compenso che percepisce il produttore;
- guadagno del rivenditore.
Dunque, se consideriamo un prezzo ipotetico pari a 100, giusto per facilitare i calcoli, avremo il 10% che va al tabaccaio, il 14,5% al produttore e il 75,5% lo incassa lo Stato fra accise e IVA. Incasso destinato ad aumentare se la percentuale dell’IVA passerà dal 21% al 23%.
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Prezzi alti portano diminuzione tra 2012 e 2013
In sostanza, i fumatori contribuiscono notevolmente a sostenere le entrare dell’Erario. Ma la fine del 2012 e il primo trimestre del 2013 hanno segnato una diminuzione di entrare pari a circa 200 milioni di euro, dunque non si sta parlando di cifre minime, ma di somme sostanziose che graveranno non solo sul debito pubblico, ma sicuramente anche sui nostri portafogli, dal momento che, in qualche modo, lo Stato tornerà a pareggiare i conti.
Tuttavia, un ulteriore aumento del costo delle sigarette porterebbe, quasi sicuramente, verso un incremento delle vendite di materiale di contrabbando e le tonnellate di tabacchi contraffatti sequestrati l’anno scorso dalla Guardia di Finanza, stanno proprio a dimostrare quanto questo mercato stia avendo un nuovo periodo fiorente.
Dunque, per quanto nocive per la salute possano essere le sigarette, considerando che un fumatore medio spende circa 1.400 euro all’anno per soddisfare il proprio vizio, lo Stato perderebbe di colpo 15 miliardi e 400 milioni di euro annui se gli 11 milioni di italiani smettessero di colpo di fumare.
Un bel colpo direi ai prezzi delle sigarette. Per non parlare di quello che sta subendo realmente, e non a livello ipotetico come nell’esempio precedente, a causa delle sigarette elettroniche. Ma questa è un’altra storia. Per il resto non ci resta che rassegnarci ai numerosi aumenti che segneranno i prossimi anni.
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4 Commenti
Cifre astronomiche! E solo tramite le sigarette…non considerando quindi sigaretti, tabacco da fiuto, trinciato, trinciato per pipa, sigari e via dicendo….per non parlare poi di alcol e benzina!
Perderebbe 16 miliardi e 500 milioni…cifre esorbitanti