Il CBD è diventato illegale in Italia? Ecco cosa prevede il nuovo Decreto Sicurezza
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Nel panorama italiano, il dibattito sulla cannabis light e sul CBD è sempre stato acceso, ma con l’entrata in vigore del nuovo Decreto Sicurezza, firmato dal Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, la situazione ha preso una piega drastica: il cannabidiolo (CBD), anche a basso contenuto di THC, è di fatto equiparato alle sostanze stupefacenti. Una decisione che ha scosso il settore e gettato nello sconforto aziende, consumatori e attivisti.
Cosa dice il nuovo Decreto Sicurezza?
Il Decreto Sicurezza, approvato ad aprile 2024, inserisce ufficialmente i prodotti contenenti CBD nella Tabella II delle sostanze stupefacenti a meno che non siano espressamente autorizzati come farmaci. In pratica, qualsiasi prodotto a base di CBD — oli, infiorescenze, cosmetici, integratori e persino i prodotti per uso tecnico o collezionistico — diventa illegale se non autorizzato dalle autorità sanitarie competenti.
La motivazione? Secondo il Governo, l’obiettivo è contrastare l’ambiguità normativa che, negli ultimi anni, ha permesso la diffusione di prodotti a base di cannabis light grazie a un vuoto legislativo. Tuttavia, questa stretta normativa rischia di cancellare un intero comparto economico, fino ad oggi in crescita e regolato secondo le linee guida europee sulla libera circolazione dei prodotti a basso contenuto di THC.
Le reazioni del settore
Immediata la reazione degli operatori del settore cannabis light: imprenditori, associazioni e consumatori parlano di un “attacco ingiustificato” a un comparto che impiega migliaia di persone e che, secondo le stime, vale oltre 150 milioni di euro all’anno in Italia. Numerosi negozi specializzati, grow shop e rivenditori online si trovano ora in una situazione di estrema incertezza, con il rischio concreto di chiusure e sanzioni.
Anche esponenti politici e giuristi hanno sollevato dubbi sulla legittimità del provvedimento, sottolineando come la decisione italiana possa andare in contrasto con alcune sentenze della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che ha più volte ribadito la liceità del commercio di CBD in assenza di effetti psicotropi.
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Cosa cambia per i consumatori?
Chi, fino a ieri, acquistava legalmente prodotti a base di CBD per rilassarsi, dormire meglio, alleviare dolori o ansia, oggi rischia sanzioni penali. La nuova normativa non fa distinzione tra uso ricreativo, terapeutico o tecnico: tutto ciò che contiene CBD, in assenza di un’autorizzazione farmaceutica, è considerato illegale.
Questo significa che anche prodotti comunemente usati come oli sublinguali, caramelle, tisane e cosmetici a base di CBD spariranno dagli scaffali, a meno che non vengano riconvertiti come farmaci — un processo lungo, costoso e non alla portata delle piccole aziende.
Quali sono le prospettive?
Il settore non intende arrendersi. Molti imprenditori stanno valutando ricorsi al TAR e alla Corte Costituzionale, mentre altri puntano sull’Europa per far valere i propri diritti. L’associazione di categoria “Imprenditori Canapa Italia” ha già annunciato una serie di manifestazioni e una raccolta firme per chiedere la modifica del decreto.
Nel frattempo, il rischio concreto è che un mercato regolato e trasparente venga sostituito da un mercato nero, con conseguenze dannose sia per la salute pubblica che per l’economia.
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