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Cannabis e Raffreddore: Cosa Dicono le Ricerche?

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Cannabis e raffreddore, terapeutico o assolutamente nocivo come il tabacco?

Il fumo della sigaretta diminuisce le difese immunitarie delle vie aeree a più livelli anche in soggetti apparentemente giovani e forti. Il professor Simon Chapman dell’Università di Sydney ha concentrato le sue ricerche proprio su questo tema. Ha affermato che il fumo aumenta la probabilità di ammalarsi delle classiche sindromi stagionali e, in generale, delle malattie virali. Ma vi è una correlazione tra il fumo di cannabis e raffreddore?

I microorganismi patogeni, infatti, riescono a penetrare e ad attecchire più facilmente, aumentando la probabilità di contrarre la malattia. Inoltre nei soggetti tabacco-dipendenti i sintomi di queste affezioni sono decisamente più accentuati.

Anche i tempi di guarigione risultano prolungati a causa delle interazioni tra il virus e il tabacco stesso. Il fumo di sigaretta lede la salute dei polmoni e crea le condizioni ideali per un decorso più difficile. Il risultato è una predisposizione futura maggiore a riammalarsi.

Il fumo inibisce la “Clearance Muco Ciliare“. Si tratta di un meccanismo di autodifesa del nostro organismo attraverso il quale i bronchi producono il muco. Questo intrappola tutti gli agenti esterni nocivi che vengono introdotti accidentalmente con l’aria respirata. Un sistema efficiente elimina, poi, il muco infetto con un sistema di microscopiche spazzole. Tale processo difensivo nei fumatori è carente o addirittura assente.

I fumatori sono inoltre poi più propensi a sviluppare la malattia polmonare cronica ostruttiva nota coma BCPO. Questa è una patologia estremamente grave che determina il progressivo restringimento di bronchi e bronchioli. La conseguenza è la difficoltà respiratoria, soprattutto nella fase di espirazione.

Tali considerazioni non valgono solo per i fumatori attivi, ma anche per chi si ritrova suo malgrado ad essere un fumatore passivo.

In passato si credeva che il fumo provocasse una minore risposta antivirale da parte dell’organismo. Le nuove ricerche scientifiche condotte dagli studiosi dell’Università di Yale hanno dimostrato proprio il contrario. La risposta all’infezione virale è uguale in fumatori e non fumatori. Nei fumatori, anzi, l’attacco ai virus è addirittura esagerato. L’infiammazione che ne deriva è così elevata nei tessuti da diventare deleteria per l’organismo.

Reali benefici o solo effetto placebo?

Un’analisi particolare deve essere fatta per chi, invece di fumare il tabacco, fa uso di marijuana nelle sue diverse forme anche con raffreddore e influenza.
La Tel Aviv University ha incentrato molti suoi studi su questa questione, pubblicando i risultati sul Journal of Pharmacology. La cannabis, infatti, viene riconosciuta come uno dei più antichi rimedi medicinali naturali per diversi tipi di affezioni e patologie, tra cui, appunto, le malattie stagionali. E’ attestata la sua capacità di alleviare il dolore e favorire l’apertura delle vie aeree respiratorie, soprattutto a livello polmonare. Tali tesi sono state pubblicate di recente dall’Università del Mississipi.

Non è corretto, però, definire a priori questi benefici, perchè in alcuni soggetti peggiora la tosse e l’infiammazione delle mucose. I riscontri positivi o negativi, infatti, dipendono notevolmente dal consumo, dalla frequenza, dal tipo di malanno e dallo specifico soggetto.

Al contrario di quello che si potrebbe credere, la marijuana diminuisce l’attività del sistema immunitario. Questo significa che riduce l’infiammazione dei polmoni portando a una respirazione più agevolata. Dimuisce, inoltre, le manifestazioni dell’influenza, come la congestione nasale e il classico “naso che cola“.

I vantaggi sono da associare anche al maggiore senso di rilassamento, per cui chi consuma cannabis riesce a riposare molto più facilmente. Per chi è influenzato e raffreddato, invece, solitamente è difficoltoso dormire. Leafscience ha dimostrato come la marijuana contenga il cannabidiolo, un componente non psicoattivo con forti poteri antiossidanti. Questa sostanza somma il suo effetto a quello esplicato dal corpo durante la naturale reazione del sistema immunitario al virus infettivo. Il cannabidiolo, poi, ha attività antibatterica per combattere i microorganismi patogeni. E’ importante anche la sua attività antiinfiammatoria per decongestionare i seni nasali infetti e aiutare il generale il processo respiratorio.

Un peggioramento della condizione patologica si ha in quelle persone che, a seguito del consumo di marijuana, avvertono un senso di vertigini. Il fastidio, infatti, si amplifica se sommato alla sensazione delle orecchie tappate e al mal di testa dell’influenza. Insomma non sempre il binomio cannabis e raffreddore risulta vincente.

Da non sottovalutare è la modalità con cui si decide di assumere la cannabis. Il fumo può infatti facilmente irritare i polmoni con conseguente tosse. La vaporizzazione, i prodotti commestibili e gli olii risultano un’alternativa ben più sicura. Con bevande e alimenti, poi, si riescono ad assumere anche componenti come gli acidi grassi omega 3 che aiutano a rafforzare il sistema immunitario. Insomma, il connubbio cannabis e raffreddore va bene se controllato e a condizioni ideali per non aggravare ulteriormente le vie respiratorie già infiammate.

Bisogna ricordare inoltre di non condividere mai vaporizzatori o qualsiasi dispositivo con cui si possa venire a contatto con la saliva. Se infatti si è ammalati questi potrebbero diffondere dell’infezione virale.

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